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Come preparare la pelle dei bambini allabbronzatura

Come preparare la pelle dei bambini all’abbronzatura

Come preparare la pelle dei bambini all’abbronzatura

FUNZIONI DELLA PELLE

La pelle rappresenta la prima difesa del nostro corpo. In condizioni ottimali essa è fondamentale per la nostra salute e il benessere generale, avendo diverse funzioni:

  • Protettiva: ci protegge dai danni meccanici attraverso la sua elasticità, dagli agenti chimici attraverso un’attività tampone e dalle radiazioni solari attraverso la melanina e il sudore
  • Di termoregolazione: agisce sia come isolante che come regolatore termico, attraverso i vasi sanguigni, le ghiandole sudoripare e il tessuto grasso
  • Sensoriale: percepisce stimoli pressori, termici e dolorosi attraverso l’innervazione
  • Respiratoria: assorbe ossigeno e anidride carbonica
  • Secretiva: elimina scorie organiche
  • Antimicrobica: l’acidità della superficie cutanea e il film idrolipidico garantiscono proprietà battericide e fungicide.

La cura della nostra pelle diventa fondamentale durante l’estate, quando essa viene scoperta e sottoposta a diversi stimoli, quali esposizione solare, sudorazione, disidratazione e inquinamento, per cui è importante adottare particolari accorgimenti che ci permettono di mantenerla in buona salute.

PREPARAZIONE DELLA PELLE AL SOLE

La preparazione della pelle in estate si può riassumere in 6 tappe.

  1. Maggiore ossigenazione con un’attività fisica all’aperto
  2. Rinnovamento con scrub di viso e corpo e una maggiore idratazione con acqua e sali minerali
  3. Miglioramento dell’alimentazione con alimenti ricchi di sostanze antiossidanti (es. carote, pomodori, kiwi e albicocche)
  4. Assunzione di integratori per limitare lo stress ossidativo da introdurre almeno un mese prima delle prime esposizioni solari
  5. Graduale esposizione al sole, per aumentare la produzione di vitamina D
  6. Applicazione di creme solari ad alta protezione

PELLE E ABBRONZATURA

L’abbronzatura è il cambiamento di colore della pelle dovuto al maggior rilascio di melanina, il pigmento prodotto in seguito all’esposizione alle radiazioni solari.

I raggi UVB raggiungono l’epidermide dove vengono assorbiti dai melanociti, le cellule che producono melanina per proteggere il derma dai danni dei raggi solari.

Se la quantità di esposizione è prolungata, eccessiva e senza protezione, i melanociti non riescono a produrre abbastanza melanina e di conseguenza ci si scotta. L’abbronzatura è quindi un filtro solare auto-prodotto dalla stessa cute per proteggersi, ma non è da sola abbastanza efficace. La buona norma prevede, quindi, di evitare l’esposizione solare negli orari centrali della giornata (11-16), di esporsi gradualmente al sole e di proteggere la pelle con le protezioni che grazie ai filtri solari riducono la quantità di radiazione UV che raggiunge la pelle.

I FOTOTIPI

Il fototipo individuale gioca un ruolo fondamentale nel processo dell’abbronzatura. Infatti, non tutte le persone reagiscono allo stesso modo all’esposizione solare: c’è chi acquisisce subito un colorito dorato e chi, nonostante le protezioni, va incontro a scottature, bruciore e infiammazioni cutanee a causa della fotosensibilità.

Il fototipo è un metodo di classificazione utilizzato in campo dermatologico per determinare il tipo di pelle in funzione della sua sensibilità all’esposizione solare, ed è determinato dalla quantità di melanina presente nella pelle che le conferisce il caratteristico colore.
Esistono sei classi di fototipi nella popolazione generale, in base a fotosensibilità, colore di occhi e capelli, anche se il fattore discriminante per la determinazione è sempre il colore della pelle.

Fototipo I: carnagione chiarissima estremamente fotosensibile, generalmente con capelli rossi o biondi e occhi chiari, si scotta facilmente e non si abbronza mai

Fototipo II: carnagione chiara e solitamente capelli biondi o castani e occhi chiari, tende a scottarsi inizialmente, ma assume gradualmente nel tempo una leggera pigmentazione

Fototipo III: carnagione abbastanza chiara, con capelli biondo scuro o castano, occhi azzurri o verde scuro, si scotta con moderazione e assume gradualmente un colorito nocciola chiaro

Fototipo IV: carnagione leggermente scura o olivastra, capelli castani, occhi marroni, si scotta poco, si abbronza facilmente fino ad assumere un colorito nocciola scuro

Fototipo V: carnagione molto scura, capelli neri, occhi marroni, si scotta in rari casi e si abbronza in pochi giorni assumendo un colorito molto intenso

Fototipo VI: carnagione estremamente scura o nera, occhi marroni scuri e capelli neri, non si scotta, ma può comunque andare incontro a danni cutanei nel tempo, se non protetto.

FOTOTIPO E BAMBINI

Per quanto riguarda i bambini, è necessario fare un discorso a parte. Infatti, rispetto agli adulti, anche a parità di fototipo, il bambino possiede una pelle estremamente più sensibile al sole e più suscettibile ad andare incontro a scottature e allo sviluppo di eritemi solari. Proprio per questo motivo, i bambini devono SEMPRE esser protetti con filtri solari ad alto indice di protezione.

Fino a 6 mesi di vita i bambini non devono essere esposti ai raggi diretti del sole, poiché presentano sistemi di difesa ancora imperfetti. La testa va sempre coperta con un cappellino di cotone e gli indumenti vanno regolati a seconda della temperatura. Questo significa che durante le passeggiate è bene utilizzare crema solare, e in spiaggia stare sotto l’ombrellone.

I bambini devono evitare esposizioni negli orari tra le 11 e le 16. L’applicazione dello schermo ad altissima protezione non autorizza il bambino ad esporsi al sole nella fascia oraria ad alto rischio. Inoltre la crema protettiva va applicata ripetutamente, ogni 2 ore circa e dopo ogni bagno.

Bisogna prediligere i filtri fisici per l’assenza di rischio di tossicità (ossido di zinco e biossido di titanio), anche se talvolta sono cosmeticamente meno gradevoli di quelli chimici. Non esistono “protezioni totali”, la protezione massima dichiarata è di 50+ per gli UVB.

Un’altra regola è la gradualità. Scegliere di passare un’intera giornata al mare alla prima esperienza in spiaggia con un bambini è assolutamente da sconsigliare. Bisogna iniziare con 5-10 minuti e prolungare via via la durata della permanenza al sole. E’ bene, inoltre, ricordare che, anche sotto l’ombrellone, non si è protetti dal caldo, né dai raggi solari.
L’obiettivo è soprattutto quello di evitare le scottature che, se si manifestano durante l’infanzia possono rivelarsi pericolose da adulti. Ci sono sufficienti evidenze in letteratura che dimostrano che c’è una correlazione tra le scottature in età pediatrica e l’insorgenza del melanoma nell’età adulta. Il rischio aumenta se il bambino è piccolo e se le scottature sono molto intense.

LE PROTEZIONI SOLARI

Per scegliere correttamente la protezione solare ideale per il proprio tipo di pelle serve conoscere il proprio fototipo. I danni, derivanti dalla scorretta esposizione solare e dalla mancata protezione, possono essere più gravi di quanto si possa pensare: nel momento acuto possono comparire scottature, eritemi solari e formazione di vescico-bolle e tardivamente macchie cutanee, invecchiamento precoce della pelle, formazione di rughe profonde e nel caso peggiore tumori cutanei.

Tutti i prodotti solari indicano sulla confezione un numero SPF, il fattore di protezione solare, che definisce la capacità di difendere la pelle dal danno attinico.

I diversi fattori di protezione solare sono:

SPF 50+ protezione molto alta
SPF 30-50 protezione alta
SPF 15-25 protezione media
SPF 6-10 protezione bassa

È importante scegliere creme solari con filtri di protezione sia per i raggi UVB, che si fermano all’epidermide e possono provocare danni immediati, come scottature ed eritemi, sia per i raggi UVA, che raggiungono il derma e sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo e di danni cellulari che predispongono ai tumori cutanei. Bisogna ricordare di non utilizzare solari scaduti che non sono efficaci, o aperti l’anno precedente, in quanto il fattore di protezione si riduce notevolmente.

Il fototipo I deve utilizzare sempre una crema solare SPF 50+
Il fototipo II deve utilizzare una crema solare SPF 50 inizialmente per poi passare ad un SPF 30
Il fototipo III deve utilizzare una crema compresa tra SPF 30 e poi 25
Il fototipo IV deve utilizzare una protezione media SPF 20-15
Il fototipo V deve utilizzare una protezione SPF 20-10
Il fototipo VI deve utilizzare una protezione bassa SPF 10-5.

Bisogna sempre ricordare l’orario dell’esposizione solare, preferibilmente da evitare tra le 11 e le 16, e soprattutto dalle 12 alle 15.
È inoltre importante il luogo e l’altitudine: in montagna e ai tropici la protezione deve essere maggiore perché i raggi solari sono perpendicolari alla terra quindi più forti.
Non va, inoltre, sottovalutata la radiazione riflessa, ovvero l’effetto dell’acqua, del ghiaccio o della neve e della sabbia, che hanno la capacità di riflettere la radiazione come uno specchio, moltiplicando quindi l’effetto dei raggi solari.

La stagione estiva ci rende, giustamente, più spensierati e propensi al relax e al divertimento, dimenticando, a volte, che alcune patologie possono rendere la stagione meno gradevole. Le patologie più frequenti dell’estate sulla nostra pelle possono andare dall’eritema solare alle fotodermatiti e fitofotodermatiti, dalle punture d’insetti a quelle da aracnidi, dalle infezioni cutanee alle irritazioni da contatto con le meduse.

ERITEMA SOLARE

In seguito ad una eccessiva e prolungata esposizione solare, senza un’adeguata protezione, in un fototipo generalmente basso, la nostra pelle va incontro ad una manifestazione infiammatoria, soprattuto nei primi giorni.

La pelle si presenta arrossata, gonfia, calda, secca e pruriginosa, si avverte una sensazione di bruciore e dolore al minimo contatto e spesso compaiono anche piccole papule e vescico-bolle superficiali, che se strofinate e rotte, possono dar luogo ad infezioni cutanee.
Se la zona colpita dall’eritema è molto estesa possono comparire anche febbre, vertigini, mal di testa, un malessere diffuso, brividi, vomito, diarrea, stato confusionale e debolezza legati alla cosiddetta insolazione.
Solitamente l’eritema solare compare dopo poche ore dall’esposizione e raggiunge il suo apice entro 24 ore. Se limitato e lieve guarisce spontaneamente entro 3-4 giorni, se invece è più grave e diffuso si incorre in una vera e propria ustione.
Nei casi più lievi è importante bere molta acqua per reintegrare i liquidi persi, fare impacchi freschi poggiando un tessuto naturale sulla zona irritata o immergere direttamente il corpo in acqua fresca, e applicare creme idratanti, lenitive e antinfiammatorie. E’ necessario, inoltre, evitare l’ulteriore esposizione solare fino alla completa guarigione dell’eritema, cercare di non grattarsi per non aggravare l’infiammazione e non rompere vescicole e bolle perché potrebbe aumentare il rischio di infezione.
Nei casi più gravi bisogna rivolgersi al proprio medico o ad un dermatologo.
Le complicanze più frequenti dell’eritema solare sono le infezioni secondarie, le chiazze di iperpigmentazione e le eruzioni miliariformi (sudamina). La pelle rimane estremamente più sensibile alla luce solare anche per molte settimane.
Le complicanze a lungo termine, invece, predispongono alla comparsa di macchie cutanee, invecchiamento cutaneo precoce, con perdita di elasticità, formazione di rughe e secchezza generale, rischio di sviluppare tumori cutanei.

FOTODERMATITI

Le fotodermatiti sono un gruppo di dermatiti indotte da cause diverse e spesso complesse. In queste patologie cause esterne ed interne, non sempre identificate, interagendo con le radiazioni elettromagnetiche della banda dell’UV e del visibile, provocano manifestazioni cliniche differenti. La comune caratteristica è la fotosensibilità, cioè una risposta cutanea abnorme alle radiazioni solari e artificiali.
Le cause sono più frequentemente dovute a sostanze chimiche, anche banali. Talora una molecola presente in un profumo che, a contatto con la pelle, ne aumenta la sensibilità alla luce. In diversi casi possono essere farmaci assunti per via orale, mentre più raramente sostanze prodotte dall’organismo stesso nel corso di una malattia.
I segni e sintomi della fotodermatite sono costituiti da eritema, bruciore e prurito.

Se grave, per lunga esposizione alla luce o per l’agente fotosensibilizzante molto potente, possono comparire vescicole e bolle. Nel tempo, anche dopo la guarigione, la zona esposta va incontro a iperpigmentazione, rimane quindi più scura per settimane o mesi e se ripetuta anche permanente.

FITOFOTODERMATITI

Le fitofotodermatiti sono patologie poco note, ma abbastanza frequenti, dovute al contatto cutaneo con specie vegetali fototossiche, quali lattice, linfa, succhi e resine che si attivano dopo esposizione con i raggi solari. Queste sostanze tossiche sono chiamate furocumarine, che interagendo con la luce producono danni alla struttura cutanea, causando semplici eritemi, fino a vere e proprie ustioni.

Sono più tipiche in fototipi bassi, donne e bambini, nelle zone esposte come viso, collo, décolleté, braccia, mani e gambe, spesso con forme particolari riconducibili al contatto con la pianta. E’ quindi importante saper che talora piante che sembrano banali, come per esempio il fico, il sedano, il prezzemolo, possono provocare queste dermatiti.

PUNTURE D’INSETTO

Le punture d’insetto sono frequenti soprattuto nel periodo estivo, e per molte persone l’eventuale contatto con questi animali costituisce un serio problema.
In estate gli insetti diventano generalmente più numerosi e aggressivi, poiché si ritrovano nel periodo della massima riproduzione e le condizioni ideali, quali presenza di acqua e caldo, favoriscono il loro sviluppo.

L’utilizzo di sostanze repellenti, indossare abiti lunghi e di colore chiaro ed evitare profumi aiuta sicuramente a difenderci dagli insetti più comuni.
Attraverso la puntura, l’insetto può iniettare del veleno, allergeni o altre sostanze irritanti che provocano dolore, prurito, arrossamento e gonfiore, mentre altre volte reazioni allergiche anche molto gravi che possono condurre a shock anafilattico.
Le punture più comuni sono generalmente innocue, come ad esempio nel caso di insetti ematofagi, quali zanzare, tafani e pulci, causando solo lievi irritazioni e prurito e si risolvono in poche ore o giorni. Mentre punture di insetti che inoculano sostanze tossiche o velenose, come api, vespe, calabroni e formiche rosse, provocano punture dolorose e talora gravi reazioni allergiche nelle persone a rischio.
Anche altri animali quali gli aracnidi, come ragni, acari e zecche, possono determinare reazioni cutanee importanti, con reazioni di rossore intenso, gonfiore, dolore, formazione di aree crostose e a volte necrotiche.
Non bisogna dimenticare, infine, che alcuni insetti, possono essere coinvolti nella trasmissione di malattie sistemiche, come la malaria, la malattia di Lyme, la leishmaniosi e la febbre gialla.
Quindi una puntura d’insetto può provocare reazioni cutanee diverse: da una semplice reazione di arrossamento, prurito e gonfiore, a forme più estese, che si aggravano gradualmente nei giorni successivi alla puntura con risoluzione anche dopo qualche settimana.
Non raramente, si osservano quadri cutanei di punture multiple, ricorrenti, presenti in più membri della stessa famiglia, dovute a infestazioni da insetti quali pulci, acari, cimici, tarli che possono infestare animali domestici, mobili, biancheria, e che necessitano di trattamenti sintomatici del paziente, ma anche di disinfestazioni con insetticidi e antiparassitari.
Le complicanze delle punture possono evolvere in modo grave se si sviluppano condizioni quali una reazione allergica grave (anafilassi), una reazione tossica, una reazione cutanea estesa, un’infezione nella sede di puntura per cui è necessario rivolgersi ad un medico.[ 

INFEZIONI CUTANEE

Durante l’estate possono essere frequenti infezioni cutanee causate da batteri, funghi e virus.

INFEZIONI BATTERICHE

La manifestazione infettiva cutanea più frequente nei periodi estivi, in cui il clima caldo umido favorisce la proliferazione dei batteri, sopratutto nei bambini, è l’impetigine. Essa è un’infezione superficiale, altamente contagiosa, causata dallo stafilococco aureus e dalla streptococco piogenes, caratterizzata da lesioni rosse, essudanti, bollose e poi crostose, giallognole, molto pruriginose, simili a “bruciature di sigaretta”, solitamente localizzate su viso, mani, arti, zone genitali.
Se il bambino si gratta, può autocontagiarsi, provocandosi altre lesioni sul viso e corpo. L’elevata contagiosità dell’infezione comporta la necessità di un trattamento tempestivo e di trattenere il bambino a casa, evitando il contatto con altri bambini.

Solitamente, la contagiosità scompare nel giro di 48 ore da quanto si è iniziata la terapia a base di antibiotici locali o sistemici, secondo la gravità del quadro.
Le follicoliti batteriche si verificano, invece, quando i follicoli piliferi, le piccolissime sacche alla radice del pelo o del capello, si infettano per eccessiva sudorazione, utilizzo di indumenti sintetici, talvolta uso di piscine gonfiabili con acqua non disinfettata, formando delle papule-pustole, un arrossamento con formazione di pus, spesso pruriginose.

Possono essere trattate con antibiotici locali, talora sistemici e detergenti antisettici.

MICOSI

La presenza di tante persone, il caldo eccessivo, il sudore e l’umidità favoriscono la comparsa di fastidiose e antiestetiche infezioni che colpiscono la pelle, le micosi.
Proprio durante la bella stagione, quando esposizione al sole, sudorazione e disidratazione causano l’abbassamento delle difese immunitarie, è più facile che microrganismi potenzialmente patogeni come i funghi, attacchino cute, peli e unghie del nostro corpo.
È soprattutto in ambienti affollati come spiagge, piscine e spogliatoi, che circolano numerose spore, le quali disperdendosi nell’ambiente, favoriscono le possibilità di contagio.
A seconda della zona colpita, possiamo distinguerne alcune forme, tra quelle maggiormente diffuse in questo periodo:
Onicomicosi: micosi che colpiscono le unghie di mani e piedi, ad alto rischio di trasmissione estiva. La superfice colpita appare scura, macchiata, ispessita, opaca e frastagliata.
Piede d’atleta o Tinea Pedis: appare tra le dita dei piedi, causando prurito, rossore, screpolature, desquamazioni e cattivo odore.
Pitiriasi Versicolor (volgarmente chiamata “fungo di mare”): causata da un lievito presente abitualmente sul nostro corpo, che prende il sopravvento causando lesioni cutanee a chiazze, di diversi colori, dal rosato, al brunastro e infine al bianco, che si accentuano con l’esposizione solare e l’abbronzatura.
Micosi all’inguine: provoca un arrossamento della piega inguinale che si estende fino all’interno coscia, arrivando a volte anche a coinvolgere glutei e addome.
Per prevenire il rischio di contrarre micosi, che seppur non siano infezioni pericolose, sono sgradevoli e difficili da trattare, bisognerà adottare alcuni semplici accorgimenti:
Igiene personale: in estate si tende a sudare molto, è perciò opportuno mantenere la pelle sempre fresca e pulita. Il consiglio è quello di lavarsi spesso e asciugare minuziosamente ogni parte del corpo, prestando particolarmente attenzione alle dita, ai piedi e alla zona inguinale. Sostituire frequentemente capi intimi e calze, cambiando immediatamente gli indumenti umidi o sporchi. Tagliare regolarmente le unghie di mani e piedi, avendo cura di tenerle sempre pulite.
Abbigliamento: utilizzare abiti e scarpe traspiranti, sia durante lo sport, sia svolgendo le normali attività quotidiane, per mantenere la pelle sempre ben asciutta dal sudore, che favorisce la proliferazione di micosi.
Al mare o piscina: indossare sempre ciabatte, non camminare mai a piedi nudi. Fare una doccia con acqua dolce, subito dopo il bagno al mare o in piscina. Non scambiarsi asciugamani e non usare accappatoi altrui.
In caso si contraesse questo tipo d’infezione, è opportuno consultare un dermatologo che stabilirà la natura della micosi e potrà, secondo le esigenze, prescrivere trattamenti antimicotici, a livello topico o orale.

INFEZIONI VIRALI

Tra le infezioni virali durante l’estate primeggiano soprattutto le verruche e, non solo ma soprattutto in età pediatrica, i molluschi contagiosi.
Le verruche rappresentano un disturbo antiestetico e contagioso che colpisce adulti e bambini. Si manifestano con escrescenze cutanee di natura benigna, dure, ruvide e tondeggianti. Sono causate dal virus del papilloma umano (HPV) che penetra nella pelle attraverso graffi o piccole ferite, provocando la comparsa della lesione, in grado di replicarsi in maniera incontrollata.
Le verruche tendono a formarsi soprattutto d’estate perché il virus che le scatena trova il suo habitat ideale nelle zone umide e calde, come il bordo delle piscine, le docce, gli spogliatoi di palestre e di stabilimenti balneari.

Non a caso, pur manifestandosi in qualsiasi parte del corpo, l’area più colpita è la pianta del piede, dove provocano anche intenso dolore: camminando scalzi negli ambienti caldo-umidi le probabilità di contrarre il virus aumentano. Ma possono svilupparsi anche sulle mani e in altre parti del corpo se contagiate.

Contrastare il contagio dalle verruche è possibile con delle buone abitudini d’igiene personale. In palestra o piscina è importante non condividere asciugamani o ciabatte perché potenziali portatori del virus delle verruche. Lavare sempre dopo l’attività sportiva i propri effetti personali e vestiti, il sudore può essere un altro responsabile del contagio.

Se si presentano frequentemente le verruche dei piedi è importante indossare calzature traspiranti per permettere di conservare un ambiente al riparo da umidità e calore. Per prevenire la comparsa di verruche delle mani è opportuno indossare dei guanti protettivi e lavare sempre le mani, asciugandole per bene anche tra le dita, per contrastare lo sviluppo di pelle umida e vulnerabile al virus HPV. Le verruche vengono trattate dal dermatologo con le metodiche fisiche classiche, quali crioterapia o bisturi elettrico o attraverso terapie domiciliari cheratolitiche.
I molluschi contagiosi si presentano come piccole papule perlacee in rilievo sulla pelle con un’ombelicatura centrale. Rimangono a livello superficiale, non sono pericolose, ma sono altamente contagiose, quindi vanno trattate prima che si verifichi una disseminazione tra bambini e in ambiente familiare.

Di solito il contagio avviene nelle situazioni di convivenza promiscua, come il mare e la piscina. Non danno né dolore né prurito, tanto che i genitori non si rivolgono immediatamente al medico, perché il bambino non si lamenta.
L’eliminazione di ciascun mollusco avviene secondo la sede, il numero e l’età per via meccanica attraverso un procedimento che si chiama curettage, o con terapia fisica come la crioterapia, o attraverso l’utilizzo di creme specifiche.

MEDUSE

Le meduse sembrano dei polipi rovesciati. Hanno un aspetto gelatinoso, colori scintillanti e filamenti fluorescenti, composti per lo più da acqua. Eppure, a dispetto del loro aspetto elegante, le meduse possono rappresentare un fastidioso pericolo per adulti e bambini.
I loro tentacoli emettono una sostanza urticante per la pelle, che causa irritazioni cutanee dolorose, gonfiore e arrossamento. Per avere questa reazione cutanea, non è necessario essere sfiorati dalla medusa, ma basta solo entrare in contatto con il liquido urticante che libera attraverso i suoi filamenti.
Al primo contatto tra la pelle e la medusa, si percepisce un forte bruciore e dolore. Subito dopo la pelle si irrita, diventa rossa, e compaiono piccoli pomfi (rigonfiamenti della cute), tipo orticaria. La sensazione di bruciore comincia ad attenuarsi dopo 10-20 minuti, poi si avverte un intenso prurito. Se viene colpita un’area più estesa del 50% del corpo, l’intensità di dolore e del bruciore può diventare insopportabile.
La prima cosa da fare in caso di contatto con una medusa, è tranquillizzare la persona e farla uscire dall’acqua. Bisogna quindi verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e, nel caso, eliminare delicatamente i filamenti dei tentacoli che si fossero attaccati alla pelle rimuovendoli con una pinzetta.

CHE COSA NON FARE: Premere la pelle e raschiare via le cellule tramite una tessera rigida, provocherebbe solo un maggiore rilascio di veleno a causa della pressione esercitata. Applicare del ghiaccio fa sì che il liquido si conservi ancora più a lungo ed è consigliabile non sfregare la zona dolorante con la sabbia: le cellule ancora attaccate al nostro corpo reagirebbero rilasciando una maggiore quantità di veleno.

Se non si dispone di medicamenti, può essere utile far scorrere acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata, non con acqua dolce perché questa può favorire la scarica del veleno delle cnidocisti.
La medicazione ideale consiste nell’applicazione di un gel astringente al cloruro d’alluminio, che ha ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine.

Purtroppo non è ancora diffusa in Italia l’abitudine di portare con sé questo gel, che è utile anche per le punture di zanzara. In mancanza di questo, si può usare bicarbonato di sodio diluito al 50% con acqua di mare o, infine, una crema al cortisone, anche se quest’ultima ha un effetto più ritardato (entra in azione dopo 20-30 minuti dall’applicazione), cioè quando il massimo della reazione si dovrebbe già essere spenta naturalmente.
Infine, è bene tenere al caldo la parte.

Non usare medicazioni estemporanee con ammoniaca, alcool o succo di limone che peggiorerebbero la situazione. L’aceto, se dovesse essere disponibile, si è dimostrato in grado di “spegnere” le cellule di alcune specie di meduse tropicali, mentre è molto meno efficace , a volte addirittura dannoso, sulle meduse presenti lungo le coste italiane.
Se immediatamente dopo il contatto, la reazione cutanea si diffonde e compaiono difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, è necessario chiamare il 118.
L’area di pelle colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente. Per evitare che la pelle si macchi, occorre tenere coperta, o ben protetta da uno schermo solare, l’area colpita, fino a quando la reazione infiammatoria non scompare in circa due settimane.

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