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Cosa fare se il bambino non si addormenta

Cosa fare se il bambino non si addormenta?

Cosa fare se il bambino non si addormenta?

Capire i problemi di sonno del vostro bambino: una guida per risolvere il problema

I problemi della routine del sonno (orario della nanna, difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni) sono abbastanza comuni tra i bambini, specialmente i più piccoli. Ma sono inevitabili? La risposta ci arriva da una ricerca cross culturale e da studi clinici che dimostrano che è possibile eliminare questi problemi attraverso poche semplici azioni.

Cosa dovremmo fare quando, giunta l’ora di andare a letto, i nostri figli non si addormentano, protestano perché non hanno sonno, oppure trovano scuse per rimandare il momento, o addirittura danno il via ad un capriccio?

Per molte famiglie queste situazioni fanno parte della quotidianità, ma in realtà così non dovrebbe essere. Studi antropologici hanno dimostrato che questi problemi legati al momento di andare a letto sono fortemente influenzati dalla cultura.
Per esempio gli uomini cacciatori-raccoglitori avevano pochissimi problemi relativi al sonno, soprattutto riguardo all’addormentarsi (Yetish et al., 2015) mentre in epoche più moderne l’insonnia è diventato un problema assai comune e un quantitativo consistente di genitori (10-30%) riferiscono che i loro bambini e lattanti hanno difficoltà ad andare a dormire (Mindell et al., 2010).

Il motivo? Non perché i nostri figli siano geneticamente programmati ad andare a letto tardi, ma perché qualcosa nello stile di vita impedisce loro di sperimentare la potente esperienza della sensazione di assopimento all’ora di andare a letto.

Investighiamo un po’, cerchiamo di capire quale potrebbe essere il motivo e potremo così risolvere il problema. Qui di seguito trovate alcuni spunti di riflessione che potrebbero essere utili per capire quale possa essere il motivo scatenante nei vostri bambini per la resistenza al sonno.

3 domande che devi porti per capire cosa stai sbagliando

1 – Il tuo bambino ha delle ansie o paure notturne?

Anche i bambini più equilibrati possono essere soggetti ad ansia quando separati dai loro genitori (Jenni et al. 2005; Ainsworth et al. 1978), la maggior parte dei bambini sperimentano ad un certo punto paure notturne.

Come dobbiamo rispondere?

Alcune persone pensano erroneamente che l’addestramento al sonno sia la risposta. Ma questo tipo di programmi non risolvono le ansie e le paure notturne del bambino, e non ci sono evidenze sul fatto che possano essere utili su questo tema. In verità i ricercatori suggeriscono che ignorare le paure notturne di tuo figlio possa portare a incubi e problemi emotivi.

I bambini non hanno la maturità cerebrale ed emotiva per poter far fronte ad emozioni angoscianti, per cui hanno bisogno della guida dei genitori.

2- Il tuo bambino ha imparato ad aspettarsi difficoltà (litigi, lotte, ritardare il momento) legate al momento della nanna?

Associazioni negative collegate al sonno possono sabotare la capacità del bambino di addormentarsi.

Probabilmente puoi averlo sperimentato tu stesso: cerchi di addormentarti e non ci riesci, e poi provi frustrazione o ansia circa le conseguenze: domani sarà un disastro se stanotte non dormo abbastanza. Forse questi pensieri ti aiutano a prendere sonno più facilmente?

In realtà no, ti fanno sentire semplicemente più vigile, e se questo pensiero continua a manifestarsi, notte dopo notte, il cervello impara ad associare al momento del sonno la tensione, anziché l’assopimento, predisponendosi così all’insonnia.

Un processo simile può colpire i bambini, i quali possono associare l’ora della nanna a sensazioni sgradevoli, e queste sensazioni arrivano a sabotare la loro capacità di arrendersi al sonno.

Per alcuni bambini le sensazioni provate solo le stesse che abbiamo menzionato per l’adulto: perché non riesco ad addormentarmi? Sarò così stanco domani!

Ma i bambini, specialmente i più piccoli, sperimentano anche altre emozioni: possono ad esempio non temere il momento di andare a nanna, quanto esserne infastiditi. Essi resistono attivamente all’imposizione di andare a letto e si aspettano che questo diventi un momento di conflitto e non di calma.

Altri bambini possono apprendere ad aspettarsi negoziazione ed indulgenza, e mettono in atto la loro tecnica serale di ritardare il momento della nanna finché il genitore non cede (Moore et al 2006).

Quindi cosa si può fare quando il bambino ha associato il momento della nanna a litigi, problemi e rallentamenti?
Il primo step è smettere di dare un orario per la nanna che non funziona.

Insistere che un bambino vada a dormire è inefficace: i bambini dormono perché sono stanchi, non perché l’adulto li costringe. E se noi continuiamo ad insistere anziché risolvere il problema lo aumentiamo, amplificando le associazioni negative con il sonno. Il passo successivo è quello di individuare i problemi sottostanti che rendono per il bambino difficile sentirsi stanco al momento di andare a dormire.

SI può utilizzare una tecnica che si chiama “scivolare nel sonno” per riportare il bambino sulla strada giusta.
E’ bene pensare che le associazioni con il sonno che sono state apprese non siano l’unico ostacolo ad una notte di profondo riposo. Infatti, l’intero processo di apprendimento delle associazioni negative con il sonno è spesso prodotto da un altro fattore.

Probabilmente l’orologio interno del bambino non è sincronizzato con l’orario della nanna che il genitore desidera imporre. Forse il bambino soffre di ansie e paure notturne, o viene troppo stimolato prima di andare a dormire, o ci sono altre cause tra quelle menzionate in questo articolo.

E così continua ad identificare e risolvere questi fattori: eliminando le cause scatenanti alla radice sarà più facile per te (e per il tuo bambino) sbarazzarti delle associazioni negative con il sonno.

3- L’ora della nanna da te scelta è coordinata con l’orologio interno del tuo bambino?

I ricercatori suggeriscono che molti genitori mandano a dormire i figli troppo presto, molto prima che essi siano fisiologicamente pronti per addormentarsi. I loro corpi non hanno prodotto sufficiente melatonina, un ormone fondamentale per regolare il sonno (LeBourgeois et al 2013).

Questi bambini possono rifiutare di stare a letto oppure possono giacere svegli, inquieti e all’erta, imparando così ad associare al sonno sensazioni negative: ansia, irrequietezza, frustrazione, conflitto e tecniche di procrastinazione.

Cosa deve fare quindi il genitore?

In primis dovrà capire di quante ore di sonno il proprio bambino ha bisogno (e spesso i genitori sovrastimano le reali necessità di sonno dei propri bambini). Se è questo il tuo caso basterà posticipare l’ora della nanna ad un orario più consono alle esigenze di tuo figlio.

Una soluzione può essere in tal caso un atteggiamento accomodante: riprogrammare l’ora della nanna dei bambini in modo tale che possa essere allineata ai loro ritmi naturali circadiani.

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